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Ghiacciaia del maestro

La Ghiacciaia del maestro
La ghiacciaia era in effetti una "nevera" nei mesi invernali veniva immessa la neve recuperata dai prati adiacenti. Questa in parte si scioglieva ma il rimanente diveniva un blocco di ghiaccio. Nei mesi estivi si utilizzava come un grande frigorifero, consentendo di conservare le derrate alimentari poste al suo interno a temperature di circa 5-7 gradi, 0 gradi se appoggiate direttamente sul ghiaccio.

Ricostruzione della ghiacciaia ed il carico della neve,  con i locali ora adibiti a Museo Valdimagnino con la piazzetta un tempo molto frequentata dalle lavandaie, i contadini, i boscaioli ed i carrettieri che sostavano alla vicina locanda.

L’origine della ghiacciaia (in effetti una nevera), il cui accesso è presente nei  locali sottostanti alla “Cà del maestro” pregevole edificio del tardo cinquecento, non è data di conoscere; è certamente stata edificata in epoca successiva al palazzo sovrastante perché l’esecuzione del cunicolo di accesso ha lesionato la balconata dell’antico edificio. Anche le notizie sul suo utilizzo  nel passato non sono facili da ricostruire, il Sig. Bepi  nato nel 1932, non ha mai visto utilizzare la ghiacciaia. mentre Il padre, Capelli Domenico aveva da giovane partecipato a caricare la neve.  Questa veniva raccolta nei prati circostanti, e poi mediante il gerlo (o gerla) portata in prossimità dell’imbocco. Qui altre persone  gettavano la neve tramite la botola all’ interno della ghiacciaia, mentre altri aiutanti dentro la ghiacciaia ne sistemavano e compattavano la neve. Per meglio amalgamare la massa innevata veniva anche aggiunta acqua. Si presume che la ghiacciaia venisse riempita fino al massimo consentito, per poi scendere al livello coincidente con il cunicolo di accesso durante il suo lento scioglimento e la naturale compattazione della neve introdotta che con il trascorrere del tempo diveniva un unico blocco di ghiaccio.   

Poi veniva isolata e chiusa la botola la cui forma conica con bordo consentiva di inserire un coperchio di legno:  chiuse anche le tre porte di accesso, la ghiacciaia veniva dimenticata e quando a maggio e giugno il caldo intenso non consentiva più di conservare gli alimenti, il signore del palazzo dava l'ordine al servo valdimagnino che, munito di lanterna apriva la prima porta, la chiudeva, e poi apriva la seconda, la chiudeva, poi appoggiava la lanterna nella nicchia e poteva aprire la seconda porta. Intanto la neve si era in parte sciolta, era scesa di livello e divenuta un unico blocco di ghiaccio. Sulle pareti si potevano ora disporre le mensole e sulle mensole le derrate alimentari. Avendo cura di tenere sempre chiuse tutte le porte, il freddo poteva essere mantenuto fino all'inverno seguente dove di nuovo la ghiacciaia veniva ricaricata.

Filmato dove la guida Giuseppe Ghidorzi descrive il percorso per raggiungere la ghiacciaia ed il suo utilizzo.

Guida Museo Giuseppe Ghidorzi
Contatti 339 7704558 giuseppe.ghidorzi@gmailcom


Comune di Strozza - Amagno
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